È novembre 2020 mentre scrivo e lo faccio da una zona d’Italia decretata “rossa”. Sembrerebbe ci sia poco da stare allegri.
E allora come si fa a parlare di felicità?
Già… In un periodo così duro e pieno di preoccupazioni e tensioni continue, fa davvero specie affrontare il tema della felicità.
Ma forse, proprio in questo momento particolare c’è bisogno di pensare anche alla felicità. C’è bisogno di ritagliarsi qualche spazio, magari anche piccolo, ma di allegria e piacere. Affinché la paura, la rabbia e l’angoscia non saturino tutto lo spazio a disposizione dei nostri cuori e delle nostre menti.
Brillare d’argento
Arriva un certo punto della vita in cui s’incomincia a invecchiare. Come viversi questo momento e il periodo che ne seguirà?
Fino a non molto tempo fa, l’invecchiamento non veniva contemplato in ambito psicologico e psicoanalitico se non per batterie di test che valutassero il livello di decadimento cognitivo.
Questo succedeva perché si pensava, secondo Freud ad esempio, che vi fosse troppo “materiale” accumulato per poter essere analizzato, oppure perché le malattie neurodegenerative compromettono il livello di pensiero e non sia quindi possibile fare un lavoro di analisi, o perché di fatto la vecchiaia sia terreno della neurologia e non della psicologia.
Tutto ciò nasce anche da un preconcetto: quello che gli anziani siano rigidi e poco disponibili al cambiamento.
Se tale pregiudizio è vero in alcuni casi, non vale però per tutti.
Mi leggi una storia? La lettura come ponte relazionale fra adulti e bambini
Il libro viene spesso visto come un mezzo di apprendimento, e certamente lo è fin dalla primissima infanzia: se la lettura diventa una consuetudine, si crea nel bambino l’abitudine all’ascolto, si sollecitano la sua immaginazione e la sua curiosità, e i suoi tempi di attenzione a poco a poco si dilatano.
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